Qualcuno era Cirano: Recensione particolare de “Il nome di Dio è Misericordia” di Papa Francesco
La sera di gennaio è fredda, c’è anche un po’ di neve, il fischiare del vento colora ancora di più quell’atmosfera invernale. Prima arriva la Misericordia, arriva su una Fiat Uno bianca classe 1990, poi l’Indifferenza su un’Audi A3 grigio metallizzata. L’appuntamento era fissato su quel tavolo in fondo a quella stanza che al posto dei muri ha vetrate.
L’Indifferenza è da poco tornata da una cena a base di tartufo, ha un vestito color porpora, la Misericordia è da poco uscita dal solito bar, e dai soliti amici, con i bicipiti allenati dalla mancanza del servo sterzo.
Sono una di fronte all’altra, tra loro un Verdicchio d’annata, l’Indifferenza esordisce: “sbrigati che ho poco tempo, che ho già un altro impegno, ho altro da fare!” E di continuo guarda quel suo nuovo orologio tutto brillante, tutto moderno, ma tutto grigio.
La Misericordia con quel suo fare imbranato, da colei che porta i libri sotto braccio: “Volevo vederti, tutti parlano di te, tutti non fanno altro oggi che parlare di come tu sia importante, di come tu sia così bella nell’imbellettarti, nel fare le tue bevute il sabato sera, con quelle tue foto!” E con una forza piena al tempo stesso di fragilità: “La verità non può essere il tuo essere fatto di plastica, non mi piace il tuo essere fatto di luci finte, di colori apparentemente caldi, il tuo essere ipocrita, il tuo essere disegnato come una presa di mano fatta per poi andare solamente a letto, tu non puoi essere l’oggi!”
L’indifferenza era lì, era colorata dalla sua fretta, dai suoi specchi, dalla sua irascibilità, e con quel suo fare “Sei fragile, pensi ancora al valore del condividere, all’amore, al respiro insieme, sei un pensiero antico vecchio, fatto di un tempo ingiallito, fatto di diritti, non di privilegi, sei fatta di empatia, di rosso, ma ormai il vento è cambiato, e non va più di moda quel tuo orologio a carica manuale!”
La Misericordia guardava l’Indifferenza con uno strano effetto, un tempo non troppo lontano pensava che forse nessuno poteva abbracciare quella donna fatta di lustrini e paillettes, fatta di diritti alla stregua di privilegi, di bevute con le cannucce nere, di inglesismi lontani dal ti voglio bene assai, di discriminazioni e di finto cristianesimo. Ma la realtà era diversa. L’esito non poteva essere che un saluto freddo come quella sera di gennaio.
L’indifferenza, da poco laureata salì su quella Audi A3 e la Misericordia stette lì davanti a quell’ingresso di quella strana casa e pensò che lei almeno aveva vissuto delle emozioni non false, e sentì dei versi: “Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle. In due si può lottare come dei giganti contro ogni dolore e su di me puoi contare per una rivoluzione. Tu hai l'anima che vorrei avere …” Quei versi erano la Misericordia e perciò l’amore vero.
Andrea Giombi
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