Qualcuno era Cirano: L'oggi ha bisogno del Piccolo Principe
L’oggi ha bisogno del Piccolo Principe
Nelle sale tutti pazzi per “Quo Vado” di Checco Zalone, e come dar torto, l’esempio del dipendente pubblico, con un impegno ardimentoso per tutelare i propri privilegi, è forse l’emblema massimo dell’individualismo stonato, malinconicamente stonato del nostro Paese.
Ma oggi nelle sale c’è anche il film ispirato al Piccolo Principe di Saint Exupery.
Questo è forse uno dei libri in cui mai come adesso si avverte l’esigenza fisiologica di leggerlo e di renderlo vivo nelle nostre vite quotidiane.
Se “l’essenziale è invisibile agli occhi” se “quest’uomo sarebbe disprezzato da tutti, dal re, dal vanitoso, dall’ubriacone, dall’uomo d’affari. Tuttavia è il solo che non mi sembri ridicolo. Forse perché si occupa di altro che non di se stesso” allora forse nei valori dell’oggi le priorità potrebbero modificarsi e quindi anche almeno un poco l’esistente.
L’ espressione cultura dello scarto, così definita da Papa Francesco nella sua Enciclica “Laudato sì” per definire il presente, lo abbraccia tutto l’esistente precario: la politica, l’ecologia, l’amore, l’amicizia .Forse ci si dovrebbe annoiare dell’esistente, del product manager e simili, ci si dovrebbe annoiare di questo realismo del prodotto, del guadagno e di poco altro. Ed è ovvio che ciò riguarda, soprattutto in questo momento, la nostra Fabriano.
Ma la precarietà e la fragilità non possono spegnere la rabbia e il sogno di una morale diversa.
Un personaggio: Cirano, forse il Piccolo Principe l’ha letto e capito, e di certo non vuole rassegnarsi a soffrire subendo i disvalori dell’oggi; e di certo la sua Rossana ha capito cosa respira il suo cuore anche perché lei forse ha letto e capito il testo di quell’ autore francese, e quindi quel più importante invisibile a tutto questo scarto quotidiano.
Il Signor G., nel cantare diceva che “il Sogno di questa morale diversa è ormai rattrappito”, ma l’alternativa all’impegno di assomigliare almeno un po’ a questi esempi della narrativa, semplicemente non c’è.
A questi pensieri vuole cercare di sembrare questa rubrica; vuole assomigliare alla prima parte e non alla seconda della canzone “Un medico” di De Andrè, perché non ci si può rassegnare ad essere “bollato per sempre truffatore imbroglione,dottor professor truffatore imbroglione” e dimenticare di essere nati con “un sogno, fu un sogno, ma non durò poco per questo giurai che avrei fatto il dottore e non per un Dio ma nemmeno per gioco:perché i ciliegi tornassero in fiore”.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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