Qualcuno era Cirano: Punti nascite nelle Marche (del) 2020
Siamo al 27 maggio del 2020, ormai l’estate italiana non solo in Puglia inizia ad aprile, ed anche qui a Fabriano si toccano quasi i 40 gradi. La Punto blu a metano è calda ma siamo io ed Elena più accaldati, ad Elena si sono rotte le acque…
Io giacca marroncina di lino e sotto una canottiera alla Landini, atti e ricorsi là dietro nei sedili posteriori e non più sotto braccio, e lei capelli scossi castani, occhiale spesso nero per uso anti stress e occhi profondi di speranza.
La radio passa questa canzone “Adelante! Adelante! L’arrivo è distante, di questa terra senza misura, che già confonde il diritto con il favore, ed il diritto col carnevale, e queste strade senza più legge, senza più padri da ricordare, e senza figli da rispettare”.
“Elena, devi sta tranquilla, ci hanno detto che è sicuro, alla fine dobbiamo solo arrivare a Jesi, che vuoi che sia, la modernità è questa, e poi vedrai che bell’ospedale dove andiamo”, lei è tutta sudata, urla e si muove che neanche un sedile Audi l’avrebbe contenuta “che modernità, lasciami stare io ti spacco l’i phone 10x in testa”.
Andrea che c’entra, non ha deciso lui l’accorpamento del reparto di ostetricia tra Jesi e Fabriano, e non ha deciso nemmeno lui il solito incidente sotto le nostre grotte-gallerie prima di Serra San Quirico, anche oggi che la strada fino ad Ancona è ultimata ed è a senso unico a due corsie.
Andrea, fabrianese e quindi pusillanime, un po’ inizia a credere che questa modernità voluta dai padri fabrianesi, e poi accettata dai più, perché opporsi è fatica, è forse una modernità da ragionieri e basta.
L’urlo di Elena continua, chiama il suocero Mauro “Vieniiiii!!!!”; la Multipla del medico in pensione è da Gregorio a controllare le bombole, e l’unico mezzo è quella vespa blu classe ’83.
Via, in vespa c’è Mauro e sua moglie Lidia, ginecologa; i caschi non ci sono, così che almeno il vento accarezza i capelli di Lidia; arrivano, lo slalom tra le macchine funziona, un carabiniere ferma però subito Mauro, il casco non l’hanno, non si può proseguire.
Prima si poteva anche in tre per andare al mare, oggi invece ti fermano ma devi affrontare le gallerie per partorire.
Mauro inizia a mischiare rabbia e dialetto pesarese, Lidia corre, vede la Punto blu, abbraccia Elena, davanti un camion bulgaro di polli, Andrea paura e incredulità, e sotto quelle grotte moderne, piene di gas di scarico, grazie a padri invece da ricordare, quel bambino nasce.
Nasce così e proprio perché nasce in una terra senza diritto, nasce apolide.
A Roma, davanti ad una insalata indiana, per prepararsi alla futura prova costume, ci sono Luca, Giancarlo e Michele, e alla fine del loro pasto per loro, tre liquori al carciofo…
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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