Riflessioni sul cd. Premierato forte
In principio si pensava alla elezione diretta del Presidente della Repubblica e ora la maggioranza di governo vuole proporre una riforma del dettato costituzionale con la volontà di modificare la forma di governo attuale, ossia l’essere una Repubblica Parlamentare.
Le regole della convivenza civile sono state tradotte nella Carta del 1948 mettendo al centro la rappresentatività mediante le formazioni sociali dei partiti politici.
I partiti e non i leader, a mio umile avviso, dovrebbero guidare l’azione politica, in quanto portatori di ideali da tradurre in azioni di governo.
Al contrario oggi assistiamo ad una filosofia, condotta anche da giornalisti che si ergono a grandi intellettuali, che vuole sempre di più demonizzare i partiti politici senza capire, al contempo, che l’alternativa a che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” (art. 49 della Costituzione) viene ad essere rappresentata dai cc.dd. leader; uomini o donne che siano.
Conseguentemente, l’impegno politico degrada sempre di più passando dalla adesione ad uno specchio di valori ed ideologie ad una sudditanza nei confronti dell’uomo/donna forte, che assurge alla stregua quasi di datore di lavoro assicurando o meno la ricandidabilità in ragione della più o meno fedeltà/sudditanza.
Ritengo che su questo solco di idee si inserisca la prospettata riforma costituzionale.
Ancora una volta si ritiene opportuno ridurre il ruolo del Parlamento Italiano: dapprima il fallito tentativo del governo Renzi nel 2016 e dopo il raggiunto obiettivo da parte del Movimento a 5 stelle che ha determinato un taglio considerevole dei parlamentari con la modifica degli artt. 56- 57 della Costituzione con legge costituzionale n. 1/2020.
L’essere una Repubblica Parlamentare con al centro il ruolo dei partiti politici dovrebbe essere il nobile intento da attuare nel dettato costituzionale e non farlo rimanere lettera morta sulla carta seppur pregiata della Costituzione.
Rimettere al centro il partito politico dovrebbe significare ritorno ad una visione valoriale della politica da finanziare anche con risorse pubbliche, dal momento che l’alternativa rischia di produrre una corruzione ancora peggiore del periodo di mani pulite.
Concludo queste poche righe ponendo all’attenzione del lettore che oggi con l’attuale assetto normativo viene ad essere pienamente garantita anche la massima governabilità.
Pertanto, reputo, come ribadito da diversi osservatori, che la volontà dell’attuale destra, erede del movimento sociale come emerge bene dalla fiamma nel simbolo, di riformare la Costituzione sia quasi voler affermare di essere alla stregua di nuovi padri costituenti.
Confido, invece, che il referendum oppositivo previsto da coloro che ci hanno condotto fuori dal ventennio fascista ribadisca un netto no a tale disegno autoritario di cui le nostre coscienze debbono liberarsene.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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Interpellanza sulla eliminazione delle barriere architettoniche nel Comune di Fabriano
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Qualcuno era Cirano; Don Chisciotte ha vinto. Analisi personale in merito al voto referendario
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Qualcuno era Cirano: Incontro con Ernesto Galli della Loggia, in merito all'immigrazione ed al ruolo del partito di massa
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