Qualcuno era Cirano: Incontro con Ernesto Galli della Loggia, in merito all'immigrazione ed al ruolo del partito di massa
Durante il Festival del giornalismo di Perugia, la fondazione O.N.A.O.S.I. ha organizzato un dibattito con un uomo da numerose identità: storico, professore, politologo, editorialista del Corriere della Sera, forse semplicemente intellettuale.
Sono opportunità ed eventi del genere che dovrebbero far nascere il desiderio della presenza, o il rammarico dell’assenza.
Il tema del dibattito era incentrato sull’immigrazione e sul ruolo della politica nell’affrontare tale questione.
Durante il dibattito ho esposto questa riflessione:
E’ fin troppo necessaria l’esigenza di una morale diversa, anche e soprattutto nella politica, ed il tema dell’immigrazione mette efficacemente in luce il ruolo che hanno le organizzazioni internazionali: esse sono apparati ragionieristici oppure portatrici di valori, ed educatrici per il cittadino, tali da non porre in lui il minimo pensiero di essere insieme allo straniero alla stregua dei capponi di Renzo nei Promessi Sposi?
In Italia, il dibattito pubblico, la forza politica di numerosi partiti e la presenza attuale del reato di immigrazione clandestina, tendono ad affermare come avevano, purtroppo, ragione i latini ad individuare nel termine hostis sia il significato di straniero che di nemico. Penso convintamente, che il degrado valoriale, accentuato da questa tematica, sia dovuto anche e soprattutto, dalla assenza di un partito di massa che riesca anche ad educare il cittadino ad essere davvero tale. Lei condivide?
“Il partito di massa ormai è una cosa che difficilmente tornerà, quel partito che ha un radicamento forte nel territorio, che in qualche modo accompagna la vita del proprio iscritto con continuità, quel partito non può più esistere, la nostra società non lo permette più, lo dico con un certo rimpianto, mi sembra impossibile anche quel tipo di fidelizzazione, noi siamo abituati ad essere fedeli a cose diverse, molto diverse, anche più leggere.
Erano partiti nati con identità ideologiche, ora chi le ha più? Il PD si è trovato ad essere l’unico partito di massa superstite, ma è stato travolto da questo mutamento sociale; Renzi lo porta alle estreme conseguenze. Lui viene dalla Margherita, cosa gli importa della tradizione del partito di massa, lui è il frutto del nuovo inserito in un ambiente ancora antico per certi versi; sono due ambienti incompatibili.
Tutto ciò non sarebbe accaduto se dopo la crisi del comunismo, dopo il ’91, il partito avesse deciso di essere un partito social democratico di tipo tedesco continuando la tradizione socialista, ma accettare il nome socialismo sarebbe stata una sconfessione sul piano storico, in quanto il comunismo in Italia nasce per uccidere il socialismo; invece hanno voluto essere democratici per inseguire il voto cattolico.
Allontanarsi troppo dalla propria identità, però, porta alla disintegrazione. La dirigenza del partito doveva dire che bisognava restare socialisti, perché il socialismo aveva un futuro, mentre il comunismo era una cosa che veniva da Mosca, che non c’entrava nulla. Pensavano che la parola socialismo era stata ormai sputtanata da Craxi, che era una parola impronunciabile, invece si sbagliavano, Craxi era stato solo un episodio.
Che cosa vuol dire democratici, partito democratico, è come dire niente, e così il partito ha perso le radici.”
Credo che l’assenza del partito di massa, oggi, conduca proprio all’indifferenza, questa assenza ci conduce ad inseguire la sola nostra vita, diventando nel migliore dei casi dei tecnici, scordandoci però di essere davvero uomini e donne. Il tema dell’immigrazione evidenzia questo in modo macroscopico, ma il viaggio a Lesbo del Papa, ci ricorda, però, che non può essere questa la vita.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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