Qualcuno era Cirano; Amoris laetitia e l’oggi
Amoris laetitia e l’oggi
L’alcova è lo spazio della tenerezza, dell’intimità e della protezione affettiva e sessuale, è infatti la parte della camera da letto, separata dal resto dell’ambiente con tende o parete lignee, in cui si poneva il letto.
Tale termine è oggi però desueto e quindi lo è anche il significato intrattenuto dalla parola.
Il nostro Papa così parla dell’amore, “è una resistenza dinamica e costante, capace di superare qualsiasi sfida. E’ amore malgrado tutto, anche quando tutto il contesto invita a un’altra cosa. Manifesta una dose di eroismo tenace, di potenza contro qualsiasi corrente negativa, una opzione per il bene che niente può rovesciare”.
Forse oggi l’ideale della costruzione di un’esistenza comune d’amore è l’unico modo, l’unica alcova per proteggersi dalla “cultura dello scarto” dilagante nella politica e quindi nella società.
Oggi infatti siamo circondati da un individualismo ostentato e idealizzato, che in realtà atro non afferma che la “cultura del provvisorio”.
Secondo il mio pensare questa cultura è ben visibile sia nella politica nazionale e di precipitato quindi anche in quella locale.
L’idea di smantellare a proprio uso e consumo la Costituzione, il lavoro degradato a voucher, l’articolo 18 ucciso perché a tutela della persona e non del prodotto, la sanità vista in un ottica aziendale, l’istruzione lasciata a master privati, la disoccupazione, cosa affermano se non l’unica possibilità di tutelarsi dentro almeno una alcova, anche per cercare di ricordarsi di essere uomini e donne e non meri ed odiosi numeri o merci gestite da qualche product manager.
Fabriano è uno specchio fedele di questa cultura, infatti la politica locale è ferma ed immobile ed ossequiosamente genuflessa ai poteri economici.
Si è considerata una vittoria l’accordo ottenuto in seguito alla vendita della Indesit, un accordo che permetterà alla Whirpool tra un anno di imporre con forza, e quindi in modo disumano, proprio la cultura del provvisorio, potendo liberamente licenziare e chiudere gli stabilimenti locali.
La sanità è in una situazione a dir poco orribile, la nostra classe di governo locale infatti ha applaudito all’accordo ottenuto in regione nel ritardare i tagli su interi reparti almeno fino alla ultimazione della statale, insomma il diritto alla salute è subordinato alla ultimazione delle gallerie.
L’università è chiusa, i liceali per andare a scuola attraversano il cimitero; inoltre le associazioni, come il Palio, lottano per sostenere i costi e nel frattempo numerosi immobili comunali o delle Cartiere Miliani sono chiusi da anni ed anni, per non parlare dei giardini del Poio letteralmente violentati.
L’inquinamento atmosferico, soprattutto avvertibile nelle notti d’estate o quando il Giano assume il color bianco latte, è solo il coronamento finale di questa precarietà sociale.
A questa situazione però si risponde con l’indifferenza nella politica, al massimo si cerca protezione nella alcova familiare.
Ma il Papa ci ricorda che “l’amore non cerca il proprio interesse, ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri”.
E se anche il termine alcova in molti oggi non lo ritrovano più nemmeno, non bisogna restare nel silenzio, le voci delle persone non possono essere sempre perse dentro i bar, bisogna reagire.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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