Lettera a Don Andrea Gallo sulla vicenda INDESIT
Caro Don Andrea,
Ormai è circa un anno che hai lasciato la tua Genova, il tuo porto: luogo di incontri, di culture, di scontri ma anche di integrazioni o, come preferisce dire il tuo amico Don Ciotti, interazioni. Ebbene da lassù hai sicuramente con attenzione osservato un esempio emblematico di ciò che tu hai sempre di più odiato: l’indifferenza; l’ottavo vizio capitale è per te l’indifferenza, come hai sempre detto. Qui da noi l’indifferenza si è mostrata in plurimi aspetti: il primo è opera della classe imprenditoriale, che ha usato il territorio a propri fini, anche eleggendo tra i componenti della famiglia una Senatrice; poi l’indifferenza ha colorato di grigio l’operare delle istituzioni pubbliche locali e regionali,che hanno mostrato da sempre una accondiscendenza quasi religiosa alle scelte imprenditoriali; infine l’indifferenza si è manifestata nell’inerzia delle persone a tutto questo.
Tu caro Don Andrea avevi una comunità a Genova, “ San Benedetto al Porto”, ebbene lì aiutavi i senza tetto, i tossicodipendenti e chi aveva davvero difficoltà nel vivere. Non so per quale ben precisa ragione, ma tu lì eri l’unico che poteva usare il termine drogati verso quelle povere persone, e credo che qui da noi a Fabriano di drogati ce ne siano molti. Ma non è una droga di sostanze, è una droga che è fatta d’indifferenza; indifferenza che si declina nella mera speculazione economica familiare a danno delle povere persone che hanno fatto invece la fortuna di chi adesso è totalmente nel benessere. Una droga fatta dalle parole del Sindaco che alla domanda:“Che ne pensa del silenzio sulla stampa della Senatrice Merloni e del suo operato nelle Istituzioni? Ha risposto:“Credo che molti silenzi su questa vicenda possano dipendere dal fatto che Lei essendo proprietaria dell’azienda e Parlamentare, può con le sue dichiarazioni creare incertezze o difficoltà all’azienda quotata in borsa e quindi agli altri azionisti.” Ma anche una droga composta ormai dalla inerzia cittadina, ma che tra le tutte è sicuramente la più comprensibile. Mi rendo conto che dare del drogato è un termine forte e forse offensivo, ma essere tossicodipendenti significa essere dipendenti patologicamente a qualcosa di dannoso, e qui da noi gli imprenditori, le istituzioni e i cittadini sono dipendenti, con però responsabilità differenti, all’indifferenza, che alla fine non è dannosa per chi la assume, ma soltanto per la povera gente. Caro Don Andrea, io spero di non essere mai come loro, ti voglio bene.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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