Qualcuno era Cirano, La riforma costituzionale di Renzi e Boschi
Roberto Vecchioni in Chiamami ancora Amore canta “ e per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero…”; ed è questo il momento.
Innanzitutto perché come ricordava il padre costituente Piero Calamandrei durante i lavori preparatori “Nella preparazione della Costituzione, il governo non deve avere alcuna ingerenza. Nel campo del potere costituente il governo non può avere alcuna iniziativa, neanche preparatoria. Quando l’Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione, i banchi del governo dovranno essere vuoti”, mentre invece lo sono stati quelli del Parlamento.
Come primo aspetto quindi, è evidente la distanza tra l’agire del Presidente Renzi e della Ministra Boschi, che hanno personificato su di loro il voto di tale riforma costituzionale, ed il pensiero carico di dignità istituzionale di Calamandrei, in tale confronto di idee e comportamenti si distingue ed avverte, perciò, anche tutta la differenza di caratura politica.
La Costituzione deve abbracciare il significato più autentico della parola politica, come ci ricorda anche il grande costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, e non può ridursi a mezzo plebiscitario demagogico.
E dopo aver evidenziato le inopportune e retoriche scelte di metodo, veniamo ai principali aspetti critici di questa delibera di riforma legislativa costituzionale, pubblicata in gazzetta ufficiale il 15.4.2016, e che sarà oggetto di referendum ai sensi dell’art. 138 della Costituzione:
- La pubblicizzata abolizione del Senato è intrisa di falsità, perché il Senato non verrà affatto abolito. Infatti l’art. 2 della riforma statuisce che il Senato della Repubblica sarà composto da 100 membri, di cui 95 tra consiglieri regionali e sindaci, e 5 personalità di livello nazionale, ed inoltre risulta complicatissima e piena di tecnicismi aridi l’elezione di tali futuri senatori; invito a leggere l’articolo per capire che non si capisce. Ma la cosa più sconcertante (di questo Senato che in teoria doveva essere abolito) è la seguente, ed espressa all’art. 10 della riforma: a tali senatori-sindaci o consiglieri regionali, sarà affidato tra le altre materie, il compito di legiferare in merito alle leggi costituzionali e di attuazione del diritto eurounitario e per di più, nelle materie anche di non propria competenza, il Senato potrà inasprire e rendere molto farraginoso il procedimento legislativo. Se passasse la riforma si avrebbero 10 procedimenti legislativi anzichè i 2 attuali. Il nuovo senatore, se passasse la riforma, ricoprirebbe tale carica in secondo ordine dopo quella regionale o comunale, ma potrebbe, irragionevolmente, mettere mano alle norme più rilevanti del nostro Ordinamento.
- Un altro aspetto collegato ed irragionevole è l’introduzione di una nuova legge elettorale valevole solo per la Camera dei Deputati, legge n. 52/2015, che entrerà in vigore il prossimo 1° luglio, come se fosse scontato l’esito favorevole per il governo del referendum costituzionale. Si rischia, perciò, di non avere una legge elettorale per il Senato della Repubblica! Nello specifico, questa riforma elettorale prevede che per avere il premio di maggioranza del 54% dei seggi, premio ritenuto illegittimo dalla sentenza della Consulta n. 1 del 2014, bisogna raggiungere il 40% dei voti, ma tale soglia potrà essere raggirata, infatti, in seguito al ballottaggio, il quale è oltretutto senza quorum, la lista anche che al primo turno avrà preso un numero di voti al di sotto di molto del 40%, se risultasse vincitrice al ballottaggio potrà aggiudicarsi il premio di maggioranza del 54% dei seggi. Tale premio di maggioranza riecheggia la legge fascistissima Acerbo. Inoltre ci saranno ancora le liste bloccate, ma solo per i capolista, quindi nella stessa lista qualcuno, come diceva Orwell, sarà più uguale di qualcun altro.
Da tale riforma, che ho provato a sintetizzare negli aspetti più rilevanti anche a livello mediatico, risulterebbe sconvolta la nostra forma di governo, a favore di un iper presidenzialismo.
Penso che sarebbe opportuno anche nella nostra città di Fabriano la istituzione di un comitato per il NO alla riforma costituzionale, come è presente nella vicina e, se non altro per le fontane, simile Perugia, dove ne è referente il costituzionalista, Professore ed ex membro del CSM, Mauro Volpi.
La canzone citata all’inizio continua “…così belli a gridare nelle piazze perché stanno uccidendoci il pensiero”.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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