18.03.2025 18:50
LA BANALITA' DEL BENE E DEL MALE
Un uomo ormai non più giovane cantava che: “È un Dio che è morto nei campi di sterminio, Dio è morto coi miti della razza, Dio è morto con gli odi di partito Dio è morto”
In questo periodo storico assistiamo, davvero in modo più che nitido, alla banalità del male.
L’indifferenza colora di rosso la violenza, e questo colore così atroce avvolge le immagini provenienti tanto dalla Ucraina quanto dalla Palestina.
Ad ogni modo, la sensazione che alberga in ambito politico è spesso proprio l’indifferenza a quelle immagini così vicine alle porte della Unione Europea; ripenso alla logica di Adolf Eichmann che difendendosi nel processo sosteneva essere: “un grigio burocrate che eseguiva solamente gli ordini dei gerarchi importanti”.
Parimenti, il modo in cui è stato sbeffeggiato il Presidente della Ucraina a Washington D.C. e il video condiviso dallo stesso Presidente USA che lo raffigura con Benjamin Netanyahu a prendere un drink lungo la striscia di Gaza credo abbiano la stessa matrice culturale sopra accennata e tanto bene descritta in La Banalità del Male da parte di Hannah Arendt.
Il cantautore non più giovane canta anche che Dio è risorto, e un esempio in tempo di guerra è bene rappresentato in La Banalità del Bene di Enrico Deaglio.
In quel libro viene raccontata la storia di Giorgio Perlasca, giusto tra le nazioni, che pur avendo militato nel partito fascista, in seguito alla emanazione delle leggi raziali nel 1938 salvò dalla deportazione nei campi di sterminio circa 5 mila ebrei ungheresi.
In un contesto di odio e indifferenza il segno di demarcazione alla Lucio Fontana è costituito, forse, dall’impegno politico.
Purtroppo, anche in tale ambito è difficile ravvedere la centralità dell’interesse pubblico affermarsi su altre logiche.
Andrea Giombi
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Articoli-Pensieri
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