27 GENNAIO giorno della memoria, la storia di mia nonna JANINA GOLEBIOWSKA
(nella foto il libretto nazista di lavoro di mia nonna presso la fabbrica Mitteldeutsche Stahlw G.m.)
Dall’altra parte era mia nonna, dalla parte degli oppressi e quindi dei vincitori.
In questa giornata così importante perché necessaria per trasmettere la memoria di ciò che è accaduto, ho convinto a parlare la mia cara nonna anche se il suo racconto le fa male perché le ricorda il bruciare dei suoi giorni di giovinezza.
Mia nonna è stata una partigiana in quanto ha preso parte, ha scelto di aiutare i suoi concittadini di Varsavia a resistere contro i nazisti che avevano invaso brutalmente la Polonia nel settembre del 1939, come anche suo fratello Marian, assassinato dai nazisti il 25.5.1943 e membro di Armia Krajowa (organizzazione partigiana). Inoltre suo fratello Henryk era stato aviatore dell’armata polacca di Anders ed a cui è stato conferito il titolo di eroe di guerra “virtuti militari” da parte del Ministero degli Affari Militari polacco in esilio a Londra il 29.4.1943.
Suo zio Stefan aveva un ristorante presso la via Aleje Jerozolimskie, frequentato da molti polacchi che si adoperavano a contrastare l’occupazione tedesca, e lì mia nonna per eludere la vigilanza nazista, in quanto giovane adolescente, portava delle armi nascoste nel suo zaino in mezzo ai libri del ginnasio.
Il ristorante venne in seguito chiuso, in quanto i nazisti scoprirono che quello era uno dei luoghi in città in cui si stava preparando l’ insurrezione di Varsavia, avvenuta il 1° agosto del 1944 e conclusa il 2 ottobre dello stesso anno.
Zio Stefan venne condotto ad Auschwitz, anche per essersi attivato per aiutare varie famiglie ebraiche, insieme a sua sorella Helena, ma lui riuscì a salvarsi e a ritornare nella sua Varsavia distrutta in seguito al conflitto mondiale.
La giovane Janina, in seguito alla rivoluzione venne invece trasportata al campo di concentramento di Riesa in data 8.10.1944 insieme alla madre Jozefa, alla sorella Zuzanna in cinta di Barbara che nacque proprio nel campo di concentramento ed al fratello Zygmunt; lì lavorava coattivamente ed in condizione di schiavitù come operaia metallurgica; come anche riconosciuto dal Governo tedesco solo nel maggio 2005.
Il campo di concentramento però fu anche il luogo dell’incontro, e dell’affermazione della parola insieme, infatti lì incontrò Benedetto Appolloni che era un Caporal Maggiore appartenente al sesto reggimento del Genio come radio telegrafista, e che venne imprigionato a Riesa nel giugno del 1944.
Proprio quel campo fu per loro il luogo dell’incontro e della rivalsa da quel presente di sofferenza e di morte, entrambi lavoravano in schiavitù per la fabbrica tedesca Mitteldeutsche Stahlw G.m. e quindi per il governo nazista.
Benedetto, in ogni modo si adoperava affinché mia nonna e la sua famiglia potessero riuscire a sopravvivere e tentava come poteva per non far mancare loro del cibo.
Nonno riceveva dei pasti in cambio del suo esercizio anche di barbiere che esercitava nel campo, e tutto provava a dare alla sua amata ed ai suoi parenti.
Il campo venne liberato dall’Armata Russa nel maggio del 1945, ed in seguito alla liberazione Benedetto e Janina si recarono ad Erfurt dove si sposarono il 25.5.1945, per poi recarsi con un treno merci a Fabriano.
Nonna aveva una matricola n. 277/006886, che ha stracciato insieme a mio nonno, ritornando a vivere ma questa volta insieme.
La memoria non può, anche se lontana, essere considerata un vecchio straccio, ma deve essere affermata con vigore per essere differenti.
Andrea Giombi
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